Turismo e certificazione Halal

Avendo a che fare giornalmente con degustazioni di cibo e vino, bisogna essere preparati a soddisfare le esigenze e i gusti di tutti gli ospiti.

Spesso si possono presentare delle situazioni che richiedono flessibilità e velocità nella risposta di adattamento, come quando si hanno degli ospiti che presentano problemi di salute legati ad allergie ed intolleranze (prima fra tutte la celiachia), oppure persone che hanno effettuato scelte di carattere etico (vegetariani e vegani) o scelte di tipo religioso (musulmani ed ebrei per esempio); tutte situazioni che influiscono sul loro regime alimentare e che richiedono la capacità di offrire degustazioni diverse dai classici salumi e formaggi.

Nel caso di ospiti vegetariani, vegani o con intolleranze alimentari è ancora difficile proporre degustazioni soddisfacenti in termini di gusto e aspetto ma la frequenza con cui ormai si presentano queste eccezioni ci sta portando ad elaborare valide alternative. Nel caso di ospiti il cui regime alimentare è influenzato dalle scelte religiose, come per i turisti halal, la situazione è più complicata.

Si parla del segmento di turismo halal o muslim friendly in riferimento ai viaggiatori di religione musulmana. Halal” è un termine arabo che significa “lecito” o tutto ciò che è permesso secondo l’Islam, il contrario di ciò che è “haram”, “proibito”.

Alcune interessanti ricerche testimoniano che dal 2016 il turismo musulmano è cresciuto del 30 % a livello mondiale, favorendo la nascita di ristoranti, alberghi e altre strutture attenti alle sue esigenze: offrono menu con piatti privi di maiale (vietato nell’Islam), resort con piscine separate per uomini e donne, voli aerei con sole bevande analcoliche e itinerari con interruzioni che permettono di pregare cinque volte al giorno, come prescrive il Corano. 

Secondo uno studio di Mastercard, nei prossimi dieci anni il fatturato del turismo halal, cioè conforme alla legge islamica, passerà dagli attuali 180 a 300 miliardi di dollari, circa 265 miliardi di euro.

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Fino a qualche anno fa, i musulmani si spostavano soprattutto per andare a trovare i parenti lontani, per una gita nel paese di origine o in pellegrinaggio, ma ora le cose sono cambiate. Sul fronte delle destinazioni, complice anche il fatto che il periodo preferito sta diventando sempre di più l’estate (con la conseguente ricerca di climi più freschi), la scelta cade soprattutto sulle mete di Asia e Far East, preferite ai Paesi europei. Tra le destinazioni più ambite troviamo Indonesia e Malesia, Turchia e Arabia Saudita, seguite da Emirati Arabi Uniti e da alcuni paesi non a maggioranza musulmana come Singapore, Thailandia, Giappone, Taiwan e Sud Corea. Tra le destinazioni europee preferite rientrano Regno Unito, Francia e Spagna, al contrario dell’Italia.  

Per i musulmani, però, viaggiare nei paesi che non lo sono non è facilissimo: un po’ per la difficoltà a trovare piatti adeguati al loro regime alimentare, che vieta l’alcol e il maiale, quindi strutto e molti salumi, e richiede una particolare macellazione degli animali; un po’ perché spesso gli hotel, le spa e le spiagge non prevedono strutture separate per uomini e donne, che consentono a queste di trovarsi a proprio agio. 

Il segmento del turismo halal è in forte crescita ed è per questo che le OTA stanno sviluppando apposite applicazioni per soddisfare questa domanda. Halal Booking, è un motore di ricerca dedicato ai viaggiatori musulmani.  

Ma per poter attrarre questo segmento turistico in forte crescita, le strutture ricettive e ristorative dovrebbero possedere la Certificazione Halal, una certificazione di qualità che attesta che i prodotti, siano essi alimentari, chimici, farmaceutici o cosmetici, siano conformi alle norme etico-religiose della Shariaa islamica, e pertanto consoni alla vita del consumatore finale musulmano. In Italia, nel settore alimentare la certificazione halal garantisce che i cibi, oltre a essere conformi alle normative italiane ed europee in tema di igiene e sicurezza , siano preparati secondo le regole islamiche. Per poter definire un prodotto “Halal” è necessario ottenere l’apposita certificazione da uno degli enti accreditati italiani, quale ad esempio la società di certificazione Halal Italia Srl. 

Per quanto riguarda la Sardegna, siamo eventualmente pronti per accogliere questa tipologia di turisti? Credo che la risposta sia negativa, non solo per la mancanza di strutture adeguate per soddisfare i criteri halal ma anche per l’offerta alimentare priva delle certificazioni necessarie. Però è certo che alcune aziende alimentari del nostro tessuto produttivo si stanno organizzando per ottenere le certificazioni halal fondamentalmente per ragioni legate all’esportazione dei loro prodotti nei mercati arabi, ma di cui potranno beneficiare anche gli operatori turistici, che nel caso in cui tra le loro esperienze offrano delle degustazioni avranno dei validi prodotti da proporre a questo target di clienti.