Enoturismo e standard di qualità per il suo esercizio.

In questi ultimi giorni, sul web e sulle maggiori testate giornalistiche, si moltiplicano gli articoli dedicati all’enoturismo, come se si trattasse della scoperta del secolo. È vero che finalmente sono state presentate delle linee guida ufficiali da parte del governo sulla materia, ma in Italia l’enoturismo è un settore dinamico, che registra una buona crescita già da qualche anno, e le cantine più avvedute rispettano già da tempo tutti quelli che sono stati definiti dal legislatore come standard minimi di qualità per l’esercizio dello stesso.

In Sardegna, contrariamente ad altre regioni, come Piemonte e Toscana dove l’enoturismo è ormai consolidato da tempo, forse abbiamo un più di lavoro da fare. In ogni caso anche nel nostro territorio abbiamo numerosi esempi di cantine virtuose, che lavorano già da qualche anno con standard qualitativi elevati.

Ma che cosa si intende per Enoturismo?

Significa viaggiare per «assaggiare» un posto, per scoprire il senso stesso di un luogo.

L’enoturismo, la cui dimensione esperienziale è più marcata rispetto ad altre tipologie di vacanza, può essere considerato a tutti gli effetti una forma di turismo culturale, perché attraverso il vino si entra in contatto con la cultura e le tradizioni di un territorio.

Il vino diventa una delle chiavi d’accesso alla cultura del territorio.

Inoltre l’enoturismo, a differenza di altre attività di viaggio e attrazioni, è disponibile tutto l’anno, in qualsiasi momento della giornata e in qualsiasi condizione atmosferica. Quindi è un tipo di turismo su cui investire se si vuole destagionalizzare o prolungare la stagione turistica, come nel caso della Sardegna.

Dopo anni di vuoto, il legislatore ha deciso di intervenire sulla regolamentazione della materia, anche perché l’enoturismo produce una serie di vantaggi economici per il nostro paese:

•         aumenta le entrate e le tasse derivanti dagli arrivi dei visitatori;

•         stimola la domanda di esportazione di prodotti alimentari e bevande locali.

Ecco la definizione data dal legislatore nella Legge 27 dicembre 2017 n°205 – Comma 502 (più nota come legge di bilancio 2018): Con il termine « enoturismo » si intendono tutte le attività di conoscenza del vino espletate nel luogo di produzione, le visite nei luoghi di coltura, di produzione o di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione della   vite,   la   degustazione   e   la commercializzazione delle produzioni vinicole aziendali, anche in abbinamento ad alimenti, le iniziative a carattere didattico e ricreativo nell'ambito delle cantine.

Con il Decreto Ministeriale 7 marzo 2019, sono state invece approvate le Linee guida e gli indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l’esercizio dell’attività enoturistica” da parte della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano. Nel testo del provvedimento sono così state accolte le istanze e le proposte portate avanti in sede istituzionale da diverse associazioni del settore. Con il provvedimento vengono completate, infatti, le prime disposizioni in materia già introdotte con la Legge di Bilancio del 2018, ma rimaste ancora inapplicate in assenza dello specifico Decreto.

Le Linee guida, contenute nell’articolo 2 del decreto, possono essere così riassunte:

1. È consigliata un’apertura settimanale o anche stagionale di un minimo di 3 gg, all’interno dei quali possono essere compresi la domenica, i giorni prefestivi e festivi;

2. Si dovrebbero utilizzare strumenti di prenotazione delle visite, preferibilmente informatici;

3. Bisognerebbe affiggere un cartello all’ingresso dell’azienda che riporti i dati relativi all’accoglienza enoturistica, ed almeno gli orari di apertura, la tipologia del servizio offerto e le lingue parlate;

4. Avere un sito o pagina web aziendale (ovviamente multilingua, anche se non specificato, e con alcune sezioni che dovrebbero considerarsi obbligatorie come la descrizione della cantina, della filosofia di produzione, dei servizi offerti, dei vari vigneti e dei vini prodotti);

5. Bisognerebbe indicare la presenza dei parcheggi in azienda o nelle vicinanze;

6. Auspicabile disporre di materiale informativo sull’azienda e sui prodotti stampato in almeno 3 lingue, compreso l’italiano;

7. Esporre e distribuire del materiale informativo sulla zona di produzione, sulle produzioni tipiche e locali con particolare riferimento alle produzioni con denominazione di origine sia, in ambito vitivinicolo che agroalimentare, sulle attrazioni turistiche, artistiche e architettoniche e paesaggistiche del territorio in cui è svolta l’attività enoturistica;

8. Disporre di ambienti dedicati e adeguatamente attrezzati per l’accoglienza e per la tipologia di attività in concreto svolte dall’operatore enoturistico;

9. Presenza di personale addetto dotato di competenza e formazione, anche sulla conoscenza delle caratteristiche del territorio, compreso tra il titolare dell’azienda o i familiari coadiuvanti, i dipendenti dell’azienda e i collaboratori esterni;

10. L’attività di degustazione del vino all’interno delle cantine deve essere effettuata con calici in vetro o altro materiale, purché non siano alterate le proprietà organolettiche del prodotto;

11. Svolgimento delle attività di degustazione e commercializzazione da parte di personale dotato di adeguate competenze e formazione, compreso tra il titolare dell’azienda o i familiari coadiuvanti, i dipendenti dell’azienda e i collaboratori esterni.

Le linee guida possono apparire di difficile applicazione e in alcuni casi possono richiedere degli investimenti economici importanti, come nel caso in cui si debba attrezzare adeguatamente un’area della cantina per le degustazioni.

Tuttavia, sono fermamente convinta che, le cantine che già praticano con successo l’enoturismo possano confermare che gli eventuali investimenti possano essere recuperati in maniera abbastanza rapida. L’enoturismo è in forte crescita e sono numerosi i turisti che vorrebbero fare un’esperienza in cantina durante le loro vacanze.

Il vino è ormai da considerarsi come un vero e proprio driver di viaggio. Il 56% dei turisti italiani ha visitato una cantina nel corso delle sue recenti vacanze e il 44% ha partecipato ad eventi e festival a tema. Un forte interesse, testimoniato da più parti, che va oltre il semplice desiderio di degustare i vini locali, ma si traduce nel desiderio di vivere esperienze segmentate ed innovative. La percentuale dei turisti stranieri interessati a questo tipo di esperienze è ancora più elevata (fonte Roberta Garibaldi).

Inoltre numerosi tour operator internazionali hanno già integrato i loro pacchetti turistici con visite alle cantine e degustazioni di vini e prodotti tipici nelle loro destinazioni italiane a catalogo, a testimonianza della crescita del settore.


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